2.6 Nella e le Altre

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Donne e pesca tra lavoro “sommerso” ed “emerso” nell’Adriatico nord-orientale

Nella Visnijevec nacque il 14 agosto 1939 in un quartiere di Trieste noto come “Piccola Parigi”. Proveniente da una famiglia di lingua slovena, da giovane era una “mula della Lucky” (“mula” in dialetto triestino significa “ragazza”) ovvero lavorava come operaia alla fabbrica di scarpe Lucky Shoes.

L’incontro che le cambiò la vita fu quello con un giovane pescatore di Muggia, Leonida Russignan. Leonida, che sarebbe diventato suo marito, la introdusse gradualmente al mestiere della pesca.

Dapprima, Nella cominciò occupandosi della vendita del pescato a grossisti e pescivendoli nella pescheria centrale di Trieste. In seguito, cominciò a lavorare sporadicamente sul peschereccio con il marito e gli altri operai. Alla fine decise che quella sarebbe stata la sua professione, diventando un elemento fondamentale dell’equipaggio della flotta di famiglia. La storia di Nella è particolarmente significativa perché è stata una delle pochissime donne pescatrici regolarmente registrate nella matricola della Gente di Mare in Italia.     

Nella era anche madre di quattro figli: Tiziana, Gabriella e i gemelli Michela e Fabio. Quest’ultimo, che ha raccolto l’eredità professionale della madre e del padre, riporta che Nella era una venditrice nata, abilissima a fare il prezzo al mercato del pesce. La figlia Tiziana la descrive come una donna pratica, perspicace, con un ottimo fiuto per le persone, di estrema generosità. Quando a Tiziana si chiede di definire brevemente la madre, lei usa una sola parola: inarrestabile.

Erica Mezzoli
WeCanIt

2.6.a

Nella

Nella Visnijevec
Fig. 2.6.a – Una giovane Nella gioca a fare la diva.
(Archivio famiglia Russignan)

2.6.b

Lucky Shoes

La “Lucky Shoes” era una fabbrica americana di calzature che aprì a Trieste nel 1949. La sua produzione era interamente destinata all’esportazione, specialmente verso il mercato statunitense. La manodopera impiegata era locale e quasi esclusivamente femminile. La “Lucky Shoes” è un caso di delocalizzazione (offshoring) americana in Europa nel dopoguerra, finalizzato ad abbattere i costi di produzione e del lavoro.

Pubblicità di sandali da donna in rafia prodotti alla Lucky Shoes.
Fig. 2.6.b.1 – Pubblicità di sandali da donna in rafia prodotti alla Lucky Shoes.
(Australian Women’s Weekly, 26 September 1951, p. 3)
Esterni del Magazzino 26 del Porto Vecchio di Trieste
Fig. 2.6.b.2 – Esterni del Magazzino 26 del Porto Vecchio di Trieste dove avevano sede gli impianti produttivi.
(Fenomena, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons)

2.6.c

Da madre in figlio

Nella Visnijevec e il figlio Fabio a bordo di uno dei pescherecci di famiglia
Fig. 2.6.c – Nella e il figlio Fabio a bordo di uno dei pescherecci di famiglia. Tra tutti i quattro figli, sarà Fabio a continuare il mestiere di famiglia.
(Archivio famiglia Russignan)

2.6.d

Tutte le carte in regola

Nella è un caso eccezionale proprio perché aveva tutti i documenti di lavoro in regola e attestanti la sua condizione di lavoratrice marittima, in particolare di pescatrice. Tale circostanza le consentiva di inserirsi a pieno titolo nella categoria lavorativa dei marittimi, con tutto il portato socioeconomico, culturale e di immaginario che ne derivava.

Nella Visnijevec, matricola Gente di Mare 4004/3a
Fig. 2.6.d.1 – Nella Visnijevec, matricola Gente di Mare 4004/3a. Qualifica di bordo: marinaio. (segnalato da una freccia e sottolineato in rosa)
(Archivio famiglia Russignan)
ARticolo di giornale su Nella Visnijevec
Fig. 2.6.d.2 – Servizio giornalistico su un’uscita a saccaleva. Il titolo si riferisce al fatto che, attraverso il mercato all’ingrosso, il pesce pescato da Nella raggiungeva anche le pescherie e i ristoranti di Parigi. Una bella attestazione pubblica del valore del lavoro della nostra Nella!
(Il Piccolo, 20 giugno 1993 – Archivio famiglia Russignan)
Documento che consentiva a Nella di vendere il pesce a bordo dei suoi pescherecci
Fig. 2.6.d.3 – Documento che consentiva a Nella di vendere il pesce a bordo dei suoi pescherecci “visti i suoi requisiti attestanti la sua condizione di pescatrice”. (segnalato da una freccia e sottolineato in rosa)!
(Archivio famiglia Russignan)

2.6.e

Al lavoro

Nella Visnijevec al lavoro
Fig. 2.6.e – Nella al lavoro su uno dei pescherecci di famiglia.
(Archivio famiglia Russignan)

2.6.f

Le altre

Essendo la pesca un’attività per lo più a conduzione famigliare, tutti i componenti del nucleo famigliare ne sono coinvolti. Donne – mogli, figlie e madri – comprese. Purtroppo come spesso accade in questi casi, il loro lavoro rimane “sommerso”, nascosto tra le pieghe delle “corvée” famigliari.

Ragazze al lavoro nel retificio che un tempo si trovava a Duino, vicino al corso del fiume Timavo
Fig. 2.6.f.1 – Ragazze al lavoro nel retificio che un tempo si trovava a Duino, vicino al corso del fiume Timavo.
(NŠK, Magajna, Devin/Duino 1951)
Video 2.6.f.2 – Il Direttore del Ribiški Muzej Tržaškega Primorja – Museo della pesca del Litorale triestino (Santa Croce, Trieste) Franco Cossutta ci racconta del confezionamento delle reti da parte donne.
(Intervista a Franco Cossutta – Santa Croce (Trieste), 18 ottobre 2021. Intervistatrice: Erica Mezzoli)
a signora Vida ed il pescatore Josip dei “Živčevi” intenti a rammendare le reti da pesca a Santa Croce nel dopoguerra.
Fig. 2.6.f.3 –La signora Vida ed il pescatore Josip dei “Živčevi” intenti a rammendare le reti da pesca a Santa Croce nel dopoguerra.
(Ribiški Muzej TP – Museo Pesca LT, Šelhaus, 1946)
Video 2.6.f.4 – Il Direttore Cossutta ci racconta di come le mogli dei pescatori pescavano assieme ai loro mariti a bordo delle ščife(batane)
(Intervista a Franco Cossutta – Santa Croce (Trieste), 18 ottobre 2021. Intervistatrice: Erica Mezzoli)

2.6.g

Al lavoro con gli altri pescatori

Nella al lavoro con il resto dell’equipaggio del peschereccio “Tiziana”
Fig. 2.6.g – Nella al lavoro con il resto dell’equipaggio del peschereccio “Tiziana”.
(Archivio famiglia Russignan)

2.6.h

Pesca grossa

Foto fi famiglia in peschereccio con uno squalo volpe
Fig. 2.6.h – Nella (a destra), il marito Leonida (a sinistra) e i gemelli Michela e Fabio (al centro) con uno squalo volpe di 150 kg.
(Archivio famiglia Russignan)

2.6.i

A saccaleva con Nella

La saccaleva è un tipo di pesca a circuizione in cui il pesce viene attirato dalla luce. Sono necessarie due imbarcazioni: il peschereccio vero e proprio e il “caiccio” (barca appoggio). Sebbene questo tipo di pesca sia tipico nell’acque dell’Adriatico nord-orientale, venne importato qui dai pescatori procidani. Un tempo diffusissima, ad oggi (2022) nel golfo di Trieste è praticata solo da 4 pescherecci.

peschereccio  che tira a bordo la rete con il pescato
Fig. 2.6.i.1 – Completata la fase di accerchiamento del banco di pesci, il peschereccio tira a bordo la rete con il pescato.
(Archivio famiglia Russignan)
 il “caiccio” che mantiene nelle sue vicinanze il pesce durante la fase di circuizione
Fig. 2.6.h.2 – Con le sue luci, la barca appoggio (il “caiccio”) mantiene nelle sue vicinanze il pesce durante la fase di circuizione.
(Archivio famiglia Russignan)
Saccaleva
Fig. 2.6.i.3 – Durante la saccaleva, il compito di Nella era quello di stare a poppa e calare la rete.
(Archivio famiglia Russignan)

2.6.h

Il varo del Cortelazzo

battesimo del peschereccio cortellazzo
Fig. 2.6.l – A bordo: Nella con il nipotino tra le braccia, Fabio, il prete per la benedizione e Leonida che battezza il peschereccio con il vino.
(Archivio famiglia Russignan)