Pescivendole ambulanti e vendita del pesce nei mercati
Tra Sette e Ottocento, il mercato del pesce di Trieste cambiò sede più volte. Pensando ad una cattedrale, nel 1913 l’architetto Giorgio Polli costruì quello che i Triestini conoscono come “Santa Maria del Guato” (trad. Santa Maria del Ghiozzo). Fino alla sua dismissione nel 2006, essa costituì il baricentro della vendita al dettaglio, all’ingrosso e delle aste del pesce della città e dell’Adriatico nord-orientale.
Tuttavia, a Trieste i prodotti ittici non venivano venduti solamente nella sontuosa magione costruita da Polli. Negli anni a cavallo la Prima guerra mondiale, anche nei mercati all’aperto popolati dalle caratteristiche venditrici (venderigole) era possibile comprare pesce, crostacei e molluschi e il baccalà essiccato.
Inoltre, tra Otto e Novecento numerose donne del Litorale triestino si dedicarono alla vendita ambulante pesce. Nel dialetto sloveno di alcune comunità, esse venivano chiamate peškadorke. Attorno alle cinque del mattino, queste donne scendevano dai villaggi del Carso alla costa e compravano il pesce dai pescatori. Ognuna prendeva il pesce che pensava di vendere, lo riponeva in cassette o ceste che venivano portate sulla testa, e cominciava il suo itinerario quotidiano: le contrade dell’entroterra sloveno, oppure le osterie e le famiglie di Trieste.
2.4.a
La pescheria vecchia
2.4.b
Santa Maria del Guato
(NŠK, Magajna, 1953)
2.4.c
Regolamento del mercato del pesce
(ASTs, Capitaneria di Porto di Trieste, 312)
2.4.d
Pescivendole a Trieste, 1913-1921
(AGCT, Igiene – Registri dei posteggi, anni 1913-1921)
2.4.e
Venderigole
I mercati all’aperto di Trieste e le loro vendritici (venderigole) erano davvero uno spettacolo. Il mercato più noto era quello in Piazza Ponterosso, vicino alla chiesa cattolica di Sant’Antonio e a quella serbo-ortodossa di San Spiridione, non lontano da quella greco-ortodossa di San Nicolò. Punto di riferimento per la spesa quotidiana dei Triestini e attrattiva nota in tutto il bacino adriatico.
(Fototeca CMSA, Trieste – Mottola, inv. F247928)
(NŠK, Magajna, Rusi most – Sv. Ivan, 1998)
(AGCT, Igiene – Registri dei posteggi, anni 1913-1921)
2.4.f
Le peškadorke (Bruno Volpi Lisjak)
(Intervista a Bruno Volpi Lisijak – Križ (Slovenia), 18 settembre 2021. Intervistatrice: Erica Mezzoli)
2.4.g
Le peškadorke (Franco Cossutta)
(Intervista a Bruno Volpi Lisijak – Križ (Slovenia), 18 settembre 2021. Intervistatrice: Erica Mezzoli)
2.4.h
Cibo di strada
Una parte importante del rapporto che legava donne e pesca nella cultura popolare dell’Adriatico nord-orientale riguardava il cibo di strada. A Trieste le donne che cuocevano e servivano i mussoli (Arche di Noé) erano note come “mussolere”. I loro carretti, in genere posizionati agli angoli delle strade, erano importanti punti di riferimento nella “topografia quotidiana” delle persone.
(Fototeca CMSA, Trieste – Giornalfoto, F55609)
(NŠK, Magajna, Gigia prodaja mušlje / Gigia la mussolera, Trieste 1947)
(NŠK, Magajna, 1947)
(NŠK, Magajna, 1947)