Porti, connessioni, carriere e traiettorie di vita
Sappiamo che non c’è bisogno di andare per mare per far parte della forza lavoro marittima. Ciò è particolarmente vero nei contesti portuali. In tali ambienti, per le donne le opportunità lavorative, di carriera ed imprenditoriali comprendono attività diverse: prestasoldi, ostessa e locandiera, contrabbandiera, lavoratrice a giornata – anche presso le strutture portuali o nei cantieri navali – e, infine, sex worker. Tuttavia, nei porti le donne possono inoltre essere mercantesse, viaggiatrici, esploratrici e talvolta avventuriere.
Oltre a ciò, è necessario tenere presente che le città portuali/emporiali sono ambienti socioeconomici molto densi. Qui connessioni, appartenenza di genere, classe sociale e meccanismi di inclusione ed esclusione dai circoli dei “ben inseriti” sono elementi della massima importanza. Sebbene in questo tipo di contesti e tranne poche eccezioni, le mogli degli stakeholder raramente ricoprirono ruoli di primo piano sulla scena pubblica, esse erano tuttavia protagoniste assolute nella sfera privata. La domesticità era la loro prerogativa. A loro era affidato il compito di tessere il tessuto relazionale di natura sociale, economica culturale ed anche politica con il quale i loro uomini (mariti, fratelli e/o figli) si sarebbero ammantati in pubblico.