Primo caso di donne operaie all’Arsenale di Venezia (secoli XVI-XVIII)
Per secoli l’Arsenale di Venezia rappresentò il fulcro dell’industria navale della Serenissima, e viene considerato come la prima grande impresa del mondo occidentale. Era dotato di una straordinaria organizzazione del lavoro, che riguardava sia uomini sia che donne.
Nonostante la scarsità delle fonti, sappiamo che molte erano le lavoratrici dell’Arsenale. Erano, ad esempio, vivandiere (venditrici di cibi e bevande), calafate (coloro che impermeabilizzavano lo scafo della nave) e, infine, le nostre velere (donne che confezionavano e riparavano le vele delle navi). Purtroppo, è molto difficile quantificare il numero di queste lavoratrici: le stime ipotizzano da 25-40 ad un massimo di 300-400 velere nei periodi di massima attività dell’Arsenale.
Le velere, come le altre lavoratrici, potevano accedere all’interno del recinto (le mura dell’Arsenale) in un orario più tardo rispetto agli uomini, ciò per evitare assembramenti sessualmente pericolosi. Tuttavia, sappiamo che in alcuni momenti particolari – ad esempio, in concomitanza di eventi bellici – queste operaie potevano lavorare ben oltre l’orario normale. Le velere lavoravano sotto la sorveglianza di donne di età matura e in spazi vicini a quelli dell’Ammiraglio (massima autorità dell’Arsenale). Questa circostanza ci fa pensare che queste lavoratrici dovessero operare in uno spazio controllato.
Le velere erano manodopera non specializzata che non godeva di alcuna protezione o rappresentanza dal momento che non erano inquadrate in nessuna corporazione di mestiere. Il lavoro era duro e pesante, lavoravano fianco a fianco agli uomini (i veleri), ma il salario delle donne era inferiore. Inoltre, data questa promiscuità, le velere venivano giudicate come donne di malaffare.
4.2.a
“Venezia è un pesce”
(Jacopo de’ Barbari, Veduta di Venezia, Museo Correr, via Wikimedia Commons)
4.2.b
La Porta di Terra
(Ph. Vania Levorato, 2022)
4.2.c
Il Leone, la Santa e la battaglia di Lepanto
(Ph. Vania Levorato, 2022)
4.2.d
Il leone del Pireo
(Ph. Vania Levorato, 2022)
4.2.e
Il posto fisso statale
L’Arsenale era un enorme compound industriale di Stato. Lavorare all’Arsenale significava anche godere di vantaggi e privilegi non comuni. Ad esempio, gli arsenalotti (le maestranze dell’Arsenale) avevano un impiego a “tempo indeterminato”, e potevano lasciare il proprio posto di lavoro in eredità ai figli.
(Master of Arsenal, WDPC-NYPL – Digital Collections, ID 811671)
(Giacomo Franco, Arsenal de Venise – la paie des ouvriers de la maestranza, WDPC-NYPL – Digital Collections, ID 811644)
(Etienne Huyot, Venetian woman holding a basket of food (16th c.), WDPC-NYPL – Digital Collections, ID 811624)
4.2.f
La Porta d’Acqua
(Ph. Vania Levorato, 2022)
4.2.g
La Torre di guardia antica
(Ph. Vania Levorato, 2022)
4.2.h
All’apice dello sviluppo
Gli ultimi importanti ampliamenti dell’Arsenale furono realizzati tra gli anni ’70 dell’Ottocento e la Prima guerra mondiale. Tra le opere di ammodernamento realizzate in questo periodo ricordiamo lo scavo dei tre bacini di carenaggio e l’installazione della gru idraulica Armstrong.
(Museo Fortuny, Fondi Fotografici Storici, inv. CF001418)
(Museo Fortuny, Fondi Fotografici Storici, inv. FP001757)
4.2.i
Dall’Arsenale
(Ph. Vania Levorato, 2022)